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QUANDO FARE IL MEDICO ERA UNA MISSIONE
Conservare memoria e affetti per evitare che il tempo cancelli le storie di quegli uomini che tanto hanno dato alla sanità catanzarese. E’ stato questo lo spirito dell’incontro promosso dal dottor Mauro Rechichi, ex primario del reparto di anestesia e rianimazione, che ieri pomeriggio, a Squillace Lido, ha radunato i dipendenti dei reparti di anestesia e chirurgia dell’ex presidio ospedaliero “G. Ciaccio”, nel ricordo del dottor Francesco Galati, presidente del Consiglio di amministrazione fino al 1980, e del dottor Carlo De Lellis che iniziò la sua attività di primario di chirurgia proprio all’ex sanatorio catanzarese.
E i dipendenti c’erano quasi tutti. Attorno al fratello di Carlo De Lellis, Lelio, e alla moglie Ninetta Pirrò e ai figli Francesco e Rossella di Ciccio Galati, - così lo chiamavano tutti fraternamente - c’erano gli anestesisti Giuseppe Zinzi, Gianfranco Rocca, Riccardo De Carlo, Pantaleone Grande, Aurelio Macrì, Caterina Scaramuzzino, Rosario Facciolo, Rosario Russo, Giusy Cimino, Stefania Faragò, Gisella Mungo, Loredana Mazzei, Danilo Staglianò; i chirurghi Alfonso Ciacci, Vincenzo Aloi, Francarlo Leone, Francesco Abbonante, Francesco Miceli, Bruno Magisano, Vincenzo Serrao, Sebastiano Iannini e Nicola Mazzuca, ma c’erano anche numerosi altri medici tra i quali Aldo Smiraglio, Giuseppe Fodero, Pietro Gangemi, Andrea Giglio, Antonio Sergi, Andrea Mussari, Gino Cosentino, Raffaele Billa.
E poi c’erano tutti gli infermieri e tecnici che dal 1975 al 1990 hanno contribuito a migliorare e ampliato l’offerta sanitaria del “Ciaccio”, facendolo diventare in pochi anni un punto di riferimento regionale.
“La “famiglia” del Ciaccio, - ha detto Rechichi rivolgendosi ai presenti - non dimentica gli antenati che ebbero il coraggio di radunare operatori di frontiera, i quali, senza rincorrere oboli, lavorarono con spirito missionario per offrire il pane della migliore sanità con il contorno della carità”.
L’ex primario di anestesia e rianimazione, accompagnano dalla moglie Ediolinda Iiritano, anche lei ex primario ospedaliero, e dai figli Miguel e Teresita con i relativi coniugi, ha quindi riepilogato con grande puntualità i momenti più significativi, ma soprattutto le difficoltà incontrate dalla classe medica per rendere operativi i reparti di anestesia e chirurgia che poi resero grande, sia pure per pochi anni, il vecchio sanatorio.
“Ricordo come se fosse ieri, - ha aggiunto Rechichi - l’episodio del dicembre del 1980, quando per aprire il reparto di anestesia, con il tacito assenso del dirigente dell’allora Ufficio tecnico, Carmine Cua, che ha sempre condiviso tutte le mie battaglie, presi una mazza da muratore e sfondai la parete dell’alloggio delle suore che erano state trasferite in altra sede”. Da quella data partì tutto il resto.
“Senza Francesco Galati e Carlo De Lellis - ha concluso - ognuno di noi avrebbe avuto quasi sicuramente una storia diversa”.
Nel corso dell’incontro il presidente dell’Accademia dei Bronzi, Vincenzo Ursini, ha quindi consegnato al dottore Rechichi il Premio Vivarium 2012, per la sezione "medicina e solidarietà".
“Questo premio - ha detto Ursini - vuole essere il riconoscimento morale ad una vita intera spesa a favore della promozione della carità e dell'assistenza. E' altresì un premio all’ars scribendi e alla promozione del benessere umano, doti che hanno caratterizzato la vita quotidiana di Mauro Rechichi. Con lui la medicina è diventata poesia e arte, ma soprattutto Fede, nel senso più cristiano del termine”.
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