poesia
Eravamo comunisti, libro di Vincenzo Ursini
«Dopo lunga assenza ho sentito il bisogno di tornare alla poesia, rielaborando alcuni testi degli anni Settanta/Ottanta e partecipando a importanti concorsi letterari, vincendone subito alcuni. È, questo, il motivo della mia decisione di selezionare e pubblicare varie poesie di quel periodo che, a distanza di quasi mezzo secolo, ritengo ancora attuali».
È ciò che scrive Vincenzo Ursini in merito al suo volume “Eravamo comunisti: poesie e canzoni di lotta, amore e libertà”, pubblicato nei giorni scorsi dall’associazione culturale “Nuova Accademia dei Bronzi (pagg. 144, € 15:00 in edizione cartacea ed € 4:50 in e-book), volume già in vendita su Amazon-libri e acquistabile annche con la carta del docente che con il bonus cultura 18app.
Il libro, la cui copertina è illustrata da Giorgio Giunta (noto vignettista e collaboratore di importanti riviste di enigmistica) è suddiviso in due parti: poesie e canzoni, ciascuna delle quali contiene approfonditi commenti critici a cura di Alessandro Randone e Mario Donato Cosco. Alcune poesie sono state illustrate da Grazia Calabrò, mentre Marco Fusi, Massimiliano Soriente e Antonella Tamiano hanno realizzato appropriate vignette. Il testo si conclude con un breve saggio dal titolo “Lontani dalla storia” di Saverio Fortunato, rettore dell’Istituto Italiano di Criminologia degli Studi di Vibo Valentia.
«È un libro - scrive Ilaria Celestini - che palpita di vita e che ci dona le emozioni autentiche di tutti i maggiori aspetti dell’esistenza, vissuti dapprima con lo slancio giovanile, poi, con la ponderatezza della maturità, giunta precocemente, frutto delle esperienze e della fiera consapevolezza delle proprie radici. Vincenzo Ursini ci conduce per mano nella sua Calabria e ce la fa amare, con discrezione, senza retorica o affettazione, ma con tutta la potenza invincibile degli affetti profondi, della sua gente, straordinariamente ricca di valori, di amore, di spessore umano e dignità. L’impeto della ribellione giovanile, nelle liriche, si unisce alla lucidità del disincanto e al rifiuto del cinismo nell’età adulta, aprendo alla speranza, alla fede, e alla dimensione eterna dell'amore, narrato con un'intensità abissale».
Nelle canzoni, il ritmo scandito con sapienza declina motivi e stilemi topici delle tradizioni popolari e ricrea, attraverso immagini che restano nella memoria, ambienti semplici e contesti rusticani, profondamente veri, colmi di passione, vibranti di vitalità. Da una di queste canzoni, tutte musicate dal M° Luigi Cimino, Ursini ha estrapolato il titolo del volume “Eravamo comunisti”.
«La terra di Calabria - sottolinea Celestini - è insieme madre e meta agognata, contesto che dà gusto e senso all’esistenza; un luogo dell’anima, certamente non facile da vivere, ma insostituibile: il senso di appartenenza alle proprie radici è il cuore pulsante di tutta la silloge ed è, nel contempo, saldamente intrecciato alla coscienza dell’appartenenza a una dimensione universale, alla comune umanità che ben conosce ogni sfumatura del dolore, della fatica del vivere, dello sgomento di fronte alla perdita degli affetti, della rabbia viscerale di fronte alle ingiustizie e alle storture del mondo. E, al tempo stesso, questo libro è un inno alla vita, in ogni sua forma, in ogni gesto, in ogni uomo, in ogni donna, in ogni figura che emerge a tutto tondo dai ricordi e che ha lasciato nell'animo una traccia indelebile”.
Vincenzo Ursini - conclude Celestini - ci offre un testo prezioso, di grande valore non solo letterario, ma anche educativo, per i messaggi di bene e di valori positivi che trasmette, derivanti dalla coscienza di un'appartenenza a una terra che ha un'anima immensa e radici saldamente piantate nelle verità più sacre”.
In quegli anni, sembra sottolineare l’autore con amarezza, “essere comunisti” era un modo di vivere diverso e certamente migliore di quello di oggi. Bel libro davvero!

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