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Dall'ospedale vecchio al "Pugliese"
Ci sono uomini abituati a lanciare continui messaggi pubblici di impegno sociale, in particolare in campo sanitario, che poi non si traducono in azioni concrete, e altri che - al contrario - preferiscono lavorare in silenzio, lontani dai clamori della vita quotidiana, contribuendo di fatto alla migliore conoscenza del nostro territorio. E ricordano con grande affetto e stima quei professionisti (medici, paramedici, tecnici) che per decenni hanno rappresentato un qualificato punto di riferimento per gli ammalati dell’intera regione. Uno di questi uomini è certamente Mauro Rechichi (nato a Brancaleone il 13 settembre del 1939), già direttore del Dipartimento Urgenze-Emergenze dell’Azienda Ospedaliera “Pugliese-Ciaccio”, catanzarese “adottivo” dal 1967.
Anestesista-rianimatore per vocazione e scrittore per hobby, (tra i tanti suoi volumi ricordiamo “Riflessioni in versi di un anestesista”, “Le cliniche private a Catanzaro”, “Arte e medicina”, “Identità dell’anestesista”) Rechichi ha, di recente, dato alle stampe il primo di due volumi sulla storia del nosocomio catanzarese dal titolo “Dall’ospedale vecchio al Pugliese (storie sanitarie narrate dai protagonisti)”, libro che possiamo definire indispensabile per chi vuole veramente conoscere la storia della sanità catanzarese e, soprattutto, l’iter professionale di tutti quei medici che, dagli anni ’50 in poi, hanno fatto in modo che Catanzaro diventasse punto di riferimento regionale. Primato ormai scemato. Purtroppo.
Il libro è dedicato alla moglie Ediolinda Iiritano che nell’ospedale “Pugliese” ha diretto il Servizio di Fisiopatologia respiratoria.
Sono tanti i medici, gli infermieri e i tecnici menzionati da Rechichi nel volume con testimonianze dirette e foto. Tra gli altri l’autore ricorda Giacinto Ciaccio, primario di Medicina (allievo di Raffaele Gentile fondatore della Dermatologia), Giuseppe Spadea, fondatore della nuova Medicina, Vincenzo Aloi primario chirurgo cui subentrò Raffaele Basso (fondatore dell’attuale Chirurgia), Domenico Pelaggi, primario di Pnemotisiologia con l’allievo Francesco Focarelli, fondatore della Fisiopatologia respiratoria cui subentrò Ediolinda Iiritano, Giovanni Romaniello, primario di Ostetricia (Medaglia d’oro al Merito per la Sanità pubblica conferitagli l’8 giugno del 1978) con gli allievi Franco Frontera, Elio Ferro, Pietro Cosentino, il primario di Radiologia Alfonso Nisticò con gli allievi Romano Grandinetti, Riccardo Spinoso, Michele Console, Giuseppe Furina, Saverio Palermo, Mazza Antonio e le ostetriche Silvana Luzzi e Maria Bilotta.
Rechichi ha inteso pure menzionare l’amministratore Roberto Romiti cui subentrò Arnaldo Pugliese al quale fu poi intestato l’ospedale. “Sono stati - dice - amministratori oculati che hanno lavorato nell’esclusivo interesse degli ammalati”.
Nel volume vengono anche ricordati i medici di famiglia Enrico Sacco, Pasquale Colace, Giovanni Talarico, Giuseppe Vero, Angelo Caglioti, Gioacchino Ranieri “perché hanno curato tutti i pazienti con grande professionalità e, soprattutto, creato un collegamento diretto con i responsabili delle varie specialità ospedaliere affidando loro quei pazienti che necessitavano di ulteriori approfondimenti diagnostici”.
Uno spazio consistente è stato dedicato da Rechichi anche al capo tecnico Vitaliano Castagna e ai tecnici Mario Corrado, Giacomo Vignola, Vito Bertelli, Vittorio Raffaele, Pina Gullì, Giuseppe Mastria, Giovanna Santa Guida, Luigi Criniti, Antonietta Vignozzi e Carmela Falcone.
Nel libro vengono altresì citati il capo centralinista Giuseppe Cappello e i collaboratori Arena Lina, Antonio Colombo, Maria Politi, ma anche il primo autista della Croce Rossa, Guglielmo Ferragina.
“L’ospedale Pugliese - dice Mauro Rechichi - era davvero una grande famiglia nella quale ciascuno aveva il proprio ruolo e nessuno travalicava i confini dell’altro. Medici, infermieri, tecnici, operatori sanitari e tecnici avevano la consapevolezza di svolgere un incarico davvero importante e delicato che aveva come fine ultimo il buon funzionamento dei reparti e dei servizi annessi. Cosa ben diversa, purtroppo, dalla realtà odierna. A questo primo volume, - conclude Rechichi - se arriveranno gli opportuni sostegni, ne seguirà un secondo con interviste e foto degli altri protagonisti, sino ad arrivare all’attuale organigramma ospedaliero”.
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