pittura
Ursini pubblica catalogo d'arte di Giuseppe Prestìa
È raro trovare un poeta e uno scrittore che ama l’arte nel suo insieme ed in particolare la pittura e la musica, ed è raro che egli sia nel contempo un bravo poeta, un fine scrittore e un apprezzato pittore. Tutto ciò è Giuseppe Prestìa, - e questo non lo diciamo noi, ma illustri professori universitari che nell’arco di decenni hanno avuto modo di leggere e visionare i suoi libri e i suoi quadri - autore calabrese residente a Gioiosa Jonica Marina dov’è nato nel 1939. Fresco di stampa, dopo decine di volumi di poesia e prosa, è ora il suo catalogo d’arte “Dipinti”, edito da Ursini, nel quale Prestìa ha racchiuso alcune delle sue più belle opere pittoriche, realizzate dal 1965 ai giorni nostri. Un libro di 136 pagine a colori, realizzato con una perfezione grafica oseremmo dire assoluta, nel quale Prestìa riprende quasi tutte le tematiche dei suoi volumi: l’aldilà, la cosmicità delle cose, l’amore per gli af-fetti e le persone a lui più care, l’amicizia.
Laureato in Lingue e Letterature straniere ed in Filosofia, “Prestìa, - ha scritto tempo addietro il prof. Alberto Caramella dell’Università di Firenze - è “un poeta, scrittore e pittore all’insegna di Piero della Francesca”, mentre il prof. Luigi Fontanella, dell’Università di New York, ha detto: “Mi hanno molto colpito i suoi quadri: hanno tutti una grazia chagalliana e alcuni sono bellis¬simi”. Sono comunque tanti i giudizi lusinghieri che egli ha ricevuto nel corso di 50 anni di intensa attività dedicati solo all’insegnamento e alla cultura. Oseremmo dire: Prestìa è uomo d’altri tempi che ha amato e ama l’arte più di ogni altra cosa, facendone spesso una autentica ragione di vita.
“Imparai per esperienza diretta – afferma egli - quello che i trattati di pittura proponevano: e così passai alle tele ben preparate, ai colori di qualità ed alla consapevolezza delle mie pos¬sibilità; man mano che colmavo le lacune di “mestiere” raggiungevo i risultati voluti. Ho usato il pennello come fosse una penna, quella penna che intanto sfornava poesie molto apprezzate dai critici letterari di provenienza accademica”.
Nella prima fase del catalogo d’arte emergono i ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza; quindi quelli di famiglia, del paese e della campagna, se¬condo un pensare più o meno idealistico della natura e di una crescente curiosità per la mistica. Nella seconda parte sono c’è più spazio alla “poesia” del colore e alla musica, sull’onda di un sentire orientaleggiante della realtà come apparenza e della “grazia” meravigliosa delle musiche di Mozart, compagne inseparabili di ogni suo dipinto. Senso panteistico della Natura, realtà come apparenza e desiderio di trascendenza sono state le coordinate del suo dipingere e del suo poetare. Alcuni dipinti, così come nella sua poesia, risentono fortemente della morte della madre e dell’arrivo del pensiero alla “struttura magica” di quanto esiste. Una sintesi insomma di quel percorso filosofico-trascendentale che lo ha accompagnato nel corso di tutti questi anni.
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