poesia
"DA NIKLON", VIAGGIO NELLA STORIA
Accade rare volte di iniziare la lettura di un testo e di entrare in sintonia con l’autore dopo poche pagine, dopo aver trovato, cioè, già in quelle poche pagine, dei messaggi forti e le giuste accelerazioni emotive per andare avanti, per seguire il filo rosso di un discorso di contenuti davvero interessanti.
Beh, Vittoria Cirillo ha saputo catturare alla grande, subito, la mia attenzione soprattutto perché è riuscita a dare un tocco di poesia ai famosissimi Bronzi di Riace e al più giovane dei due in modo particolare, a quel Niklon che ha condotto l’io narrante (quello della scrittrice Nike) nel viaggio alla riscoperta delle sue origini greche, di una storia a mezzo tra la realtà e il mito, di un carosello di intermittenze da cui è emerso in tutto il suo nitore il grande amore che l’autrice ha per la Magna Graecia, per la splendida terra di Calabria, per i personaggi che hanno marchiato di sé i vari capitoli delle vicende del Sud lasciando delle impronte indelebili, tra i quali Marco Aurelio Cassiodoro.
La scrittura privilegia il dialogo e sa intervallare presenze ed elementi che richiamano talvolta la poesia o, se preferiamo, la prosa d’arte. Valga, come esempio, la bellezza del sogno iniziale, il mediare tra la civiltà del passato e il presente abbastanza incolore, il suggerire che “proprio quando si sta cadendo, si cerca un appiglio, per salvarsi”…
E Vittoria Cirillo usa le figure di Nike e di Niklon, poi di Zoeatlon e di Zoe (e non solo) per dire e suggerire, per navigare alla scoperta o riscoperta di Ramsete II e dei suoi figli, dell’Egitto, di Pompei, del museo di Reggio Calabria, della Grecia…
E’ un continuo stuzzicare l’attenzione del lettore che, anche se per sua natura un po’ distratto e superficiale, non può fare a meno di riflettere intorno ai perché spingono l’io narrante (Nike) a contestare il “padano” Umberto Bossi, a dialogare anche ironicamente con personaggi dello spettacolo e sempre avendo presente la valorizzazione della Calabria, della sua gente, della sua incommensurabile storia e bellezza…
Il libro, davvero singolare sotto ogni punto di vista, è suddiviso in tre parti tra di loro soltanto in apparenza non collegate. Sì, perché il sogno di Nike e l’incontro con il giovane bronzo di Riace (Niklon) proseguono, se non altro idealmente, anche nella seconda parte (dedicata principalmente alla lettura critica della realtà sociale in cui viviamo) in quanto le considerazioni e i suggerimenti di Nike partano da lontano, proprio dal sogno e dal dialogo, fitto fitto, avuto con Niklon e si concludono nella parte finale del racconto con l’incontro tra Niklola e il pastore Baldino in cui le difficoltà di inserimento dei giovani d’oggi nella società del tutto e subito trovano una lettura a dir poco esemplare: per profondità, per significati, per quella concretezza e coraggio che è un po’ il manifesto più noto dei ragazzi di Locri, ossia che “nessuno può più fare a modo suo, dato che non siamo mai soli. Qualche occhio che vede c’è sempre, qualche testimone coraggioso lo si trova sempre più spesso anche in Calabria, dove d’ora in poi, sarà meglio che ci ammazzino tutti altrimenti….”.
Un libro, questo, che a suo modo è anche complesso, ma che fotografa alla grande le attese delle genti del Sud, le troppe promesse loro fatte dai potenti e regolarmente non mantenute, la gioia e l’orgoglio, comunque, di poter vantare un passato glorioso e un percorso storico che non teme confronti soprattutto perché “qui si capisce meglio cos’è davvero necessario e cos’è superfluo: cioè di più”.
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